Il linguaggio del corpo: l'importanza delle pratiche corporee nel processo terapeutico.
- casanadi
- 20 mag
- Tempo di lettura: 1 min
Nel percorso terapeutico, spesso ci troviamo a dare molto spazio alla parola: raccontiamo, analizziamo, comprendiamo.
Ma c'è un altro linguaggio, più antico e autentico, che ci parla costantemente, anche quando non ce ne accorgiamo: il linguaggio del corpo.
Il corpo custodisce memorie, traumi, bisogni, desideri.
Spesso esprime ciò che la mente non riesce ancora a dire. Un nodo alla gola può raccontare a volte una paura che non ha trovato voce. Un'irrequietezza nelle gambe, il desiderio profondo di andare. Ma ciascun corpo racconta la sua storia.
Includere il corpo nella relazione terapeutica non significa solo osservare i sintomi fisici o posturali. Significa riconoscere il corpo come risorsa, come alleato nel processo di consapevolezza e trasformazione.
Attraverso il movimento, la respirazione, l'ascolto sensibile possiamo contattare emozioni profonde, sciogliere blocchi, recuperare vitalità.
Le pratiche corporee - come la meditazione dinamica, il respiro consapevole, il grounding - aiutano a radicarci nel presente. A sentire ciò che c'è senza filtri. A fidarci della saggezza del corpo.
Nel mio lavoro integro queste pratiche con delicatezza e rispetto.
Non c'è un modo 'giusto' per farlo: ogni persona ha il suo ritmo, il suo modo unico di sentire e incarnare ciò che vive.
Ma quando il corpo viene accolto e ascoltato, qualcosa si allinea.
Non si tratta solo di 'capire'. Si tratta di sentire, integrare e tornare a vivere.
E da lì, tracciare la via per ritrovare Sè.
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